INuoviStudi-Emanuele Sartoris

I Nuovi Studi

di Emanuele Sartoris piano solo - Edito da Dodicilune
Se fosse ancora vivo, Gunther Schuller, uno dei giganti del jazz americano nella seconda metà del Novecento, prenderebbe subito sotto la propria ala questa raccolta di Emanuele Sartoris. Felice di ritrovare un giovane compositore italiano così perfettamente allineato a quel concetto di "Third Stream", la "terza corrente", codificata col blasone di una conferenza universitaria, e lanciata ufficialmente come ibridata possibilità di mettere in dialogo il mondo classico con quello jazz (e viceversa). Nel 1957, quando per la prima volta si coniò il termine, divenuto poi di uso comune, Emanuele Sartoris era ancora ben lontano non solo dal pianoforte e dal mondo della musica, ma persino dall'essere al mondo. Perciò colpisce - e diventa spunto per riflessioni - questa sotterranea vitalità di attitudini e sensibilità, che attraversano intatte lo scorrere del tempo, e che si impongono ancora al nostro presente, rendendo la storia trampolino del futuro.
I dieci brani del CD sono tessere di un unico mosaico, ciascuna costruita secondo una forma e una precisa compiutezza: mirate come esercizio tecnico o come procedimento espressivo. I primi cinque Studi (l'op.2 che li cataloga ci fa immaginare siano brani di quasi esordio nel percorso ufficiale del compositore) vanno ascoltati in successione: il primo col ruvido passo ritmico, nervoso, ossessivo, di immediato rimando iberico, il secondo, scolpito su figure nette, geometriche, con echi di Debussy, il terzo più seduttore, col fascino veloce di scale alla Chopin, il quarto insolito, sospeso, lunare, con escursioni nel registro acuto e memorie di Skrjabin, e infine il quinto, cristallino, felice di trilli e di un virtuosismo che echeggia la "Campanella" di Paganini-Liszt.
Cinque Studi e cinque nomi del passato, richiamati come suggestioni contemporanee. Mischiando tracce che rimangono nelle dita delle mani, nel pensiero. Piace che i brani si intitolino "Studi", recuperando anche qui un esempio concreto di "Third Stream". Perché Studio è un termine prediletto dai compositori romantici (nei secoli precedenti gli stessi brani si sarebbero chiamati "Esercizi" oppure "Solfeggi') che proprio nel significato latino di "studere" rispecchiarono quella loro inesausta passione verso un al di là. Oltre i limiti della tecnica, dello strumento, anche dell'anima.
Il giro di boa avviene col brano n.6, "Preludio n.1", con il pianoforte non più alla ricerca ma in contemplazione: il notturno, di suoni perlati, sognanti, è ancora un dichiarato omaggio a Chopin, evocato da un trillo lunghissimo, di belcanto ( che a sua volta il compositore polacco rubava da Bellini e dalle dive dei palcoscenici parigini: tanto per dimostrare che anche nell'Ottocento si praticava il "Third Stream'). Al "pre-ludus", segue il gioco vero, cioè lo "Studio op.25. n.2" di Chopin, rapinoso, concentrato, tutto in un fiato e tutto su una limitatissima porzione di tastiera, magistralmente reinventata.
Secondo il medesimo gioco di specchi, seguono i Preludi 2 e 3, ciascuno legato a un modello: prima Liszt, anticipato con gesti sontuosi, ottocenteschi, marziali, poi Skrjabin, con l'op.8 n.2, introdotta da preziose ricerche timbriche. "Comrade Conrad", l'ultimo brano del CD, omaggia Bill Evans quale compositore che portò il jazz verso territori inesplorati: il brano, di carattere intimistico e introspettivo, è l'unica traccia scopertamente jazz dell'impaginato. E ci racconta - forse più degli altri - il mondo sonoro primigenio, profondo, da cui scaturisce la linfa creativa di Emanuele Sartoris.
(Carla Moreni)

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Discografia