Totentanz
di Massimiliano Gènot - Emanuele Sartoris – Totentanz - Evocazioni Lisztiane - Edito Dodicilune
«Sono tanti gli esperimenti riusciti in cui i jazzisti si sono cimentati con il repertorio classico. Jerry Roll Morton, Duke Ellington, Modern Jazz Quartet e Jacques Loussier ma anche i contemporanei Mike Westbrook, Uri Caine, Ernst Reijseger», sottolinea il trombettista Paolo Fresu nelle note di copertina. «Louis Armstrong si scaldava le labbra in camerino con le prime note della Cavalleria Rusticana di Mascagni e il suo sogno era quello di registrare l’intera opera in jazz. Ma mai era successo che un duo pianistico così eterogeneo come quello composto da Emanuele Sartoris e Massimiliano Génot affrontasse un materiale proveniente da un’opera oscura e sconosciuta ai più come il Totentanz lisztiano. Seppure questa sia stata scritta per diverse formazioni, l’impresa dell’affrontarla sul piano jazzistico a quattro mani potrebbe risultare azzardata se Liszt non fosse stato un grande improvvisatore come tanti dei musicisti del suo periodo», prosegue il musicista sardo. «Sartoris e Génot si avvicinano al Totentanz in maniera nuova e originale. Rispettosa ma, nel medesimo tempo, innovativa e contemporanea. Non è pertanto un pianismo a quattro mani ma piuttosto un unico pensiero interpretativo che naviga nella storia della musica di due secoli, attraversando il romanticismo ottocentesco e il ragtime, fino ad approdare nel contemporaneo. I dodici brani che compongono questo cd amplificano il breve brano originale portandolo a 45 minuti di intensa musica senza confini e senza tempo. Sono certo che Franz Liszt ne apprezzerebbe il risultato. Nell’intento di stemperare quella sofferta drammaticità che anticipava i tempi odierni e per la quale il compositore e pianista ungherese fu oggetto della critica dell’epoca. Totentanz, evocazioni listziane è un’opera senza confini capace di abbattere le tante barriere che il macabro mondo odierno edifica».